Di gocce, polvere e bambini. L’estate a Castiglione.

A volte l’estate comincia in un gesto piccolo. Una mano che si infila un guanto troppo grande, un bambino che guarda un sacco nero come se fosse un mantello da supereroe.

Così è cominciata la nostra, il 23 giugno, in un angolo di Castiglione dove la polvere e le cartacce dormivano indisturbate da troppo tempo. Cinquanta bambini, due gruppi, un solo slancio: ripulire il mondo. O almeno, un pezzo. Parco Pastore, quartiere Primo Maggio, l’Istituto Gonzaga. Cinque sacchi pieni. Pieni davvero. E sorrisi. E sudore. E quella cosa bella che succede quando la cittadinanza ti ringrazia dal finestrino abbassato.

Poi è venuto il caldo, quello che ti schiaccia le spalle e ti suggerisce di rallentare. Il 30 giugno, ci siamo rifugiati tra le mura di una scuola per parlare di acqua. Di come scorre, di come scompare, di come si spreca. Due bambini hanno raccontato il ciclo dell’acqua come fosse una favola. Due volontari si sono lavati i denti: uno con il rubinetto aperto, uno no. Cinque litri al minuto. Silenzio. Gli occhi grandi dei bambini. Qualcosa è cambiato, forse.

A metà luglio, siamo usciti di nuovo. Il 17, due passeggiate nel SIC, prima coi piccoli, poi coi grandi. A zonzo, come si fa nei giorni d’estate senza compiti e senza fretta. Abbiamo toccato cortecce, indicato rami, respirato foglie. E quando siamo arrivati in cima al Monte Merlo, il silenzio era pieno di gratitudine. Per loro. Per noi. Per l’aria.

Il 22 luglio, ancora guanti, ancora sacchi. Ma stavolta erano in settantacinque. Bambini ovunque, come un piccolo esercito gentile. Zona piscine, stadio, biblioteca, Poste. Due gruppi, cinque sacchi. Di nuovo. E una città che pian piano si ricorda di quanto può essere bella, se qualcuno si prende cura.

Il 29, ultimo atto. Una classe, 26 ragazzi e una domanda: cosa succede ai rifiuti quando li butti? Abbiamo parlato, spiegato, corretto. E poi li abbiamo visti sfidarsi in una gara di riciclo. Competitivi, attenti, precisi. Il futuro, forse, ha anche il loro volto.

Ora ci fermiamo. Un attimo soltanto. Perché anche il cuore ha bisogno di sedersi ogni tanto. Ma non smettiamo di ascoltare. Né di guardare. E se vedete un sacco nero, un guanto abbandonato, o un bambino che raccoglie una lattina… sappiate che non è un caso.

Buona estate a tutti, da chi crede che il mondo si cambi un gesto alla volta.

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