C’è un’età in cui tutto è scoperta. Ogni ramo, ogni sasso, ogni fruscio tra i cespugli. Basta poco per accendere la meraviglia – un sentiero che sale, una storia raccontata bene, un fiore che non si lascia dimenticare.
È quello che è successo ieri, durante la quinta uscita dell’edizione 2025 di “A zonzo nel SIC”, il nostro ciclo di escursioni guidate nel Sito di Interesse Comunitario. Stavolta a camminare con noi lungo l’itinerario Monte Merlo – Cà del Lupo – Valle sono state le classi 1^A e 1^D della scuola secondaria Don Milani.
Una mattinata all’aria aperta, con zaini leggeri e occhi curiosi, in compagnia di un pubblico speciale: giovani studenti alla loro prima vera esperienza di esplorazione ambientale. Le nostre consuete “pillole” di educazione naturalistica sono state adattate al loro livello, semplificate nei concetti ma non nella meraviglia. E il risultato si è visto: attenzione alta, interesse vivo, voglia di ascoltare e di guardare davvero.
Non era una passeggiata semplice – il percorso ha i suoi dislivelli, le sue svolte impegnative – ma nessuno si è tirato indietro. E il SIC, come sempre, ci ha ripagato con qualcosa che non ti aspetti.
Tra le sorprese della giornata, una piccola meraviglia botanica: una rarissima orchidea “Morio” (Anacamptis morio), in una versione dal candore assoluto. Un fiore che non solo è bello da vedere, ma anche furbo da raccontare: questa varietà inganna gli insetti, attira impollinatori con profumi invitanti ma senza offrire nettare. Un risparmio energetico per la pianta, che però riesce comunque a farsi “visitare” da insetti ignari, grazie alla grande varietà di colori e forme. Così gli impollinatori non imparano mai davvero a riconoscere i fiori “bugiardi”.
Lo scatto della giornata? Un bombo intento a cercare (invano) il nettare, mentre si cosparge inconsapevolmente di polline: un piccolo inganno della natura, che diventa strategia di sopravvivenza.
Grazie ai professori dell’IC2 che hanno reso possibile questa uscita e che ci hanno accompagnato con entusiasmo e attenzione. Il contatto diretto con il territorio è uno strumento potentissimo per insegnare la complessità della natura e il valore della biodiversità. E i ragazzi – questo è certo – se lo porteranno dentro.